mercoledì 10 febbraio 2016

LA FABBRICA DELLE MERAVIGLIE di Sharon Cameron


Un libro incantevole, scritto con un gusto e una cura particolari per le parole. Uno steampunk affascinante con abbaglianti invenzioni, suspense, elementi gotici e una storia d'amore lieve e romantica.



"Hai voglia di andare ad ascoltare gli orologi, zio? Finché non ci viene sonno? Domani è il giorno delle cose nuove."
"Il ticchettio è una cosa buona. Gli orologi dovrebbero sempre ticchettare, così possono dirti quando."
Spensi una delle candele e la lasciai sul pavimento e ci avviammo insieme lungo il corridoio. Mi chiesi quanti ticchettii mancassero fino alla partenza di una certa nave per la Francia e quando il vento avrebbe riportato quella nave indietro. Mi domandai se, facendo ticchettare gli orologi più in fretta, anche il tempo avrebbe fatto la stessa cosa.

Il parere di Eva Purple

In Italia lo steampunk è un genere che va poco, ed è un peccato. Trovo che l'idea di mescolare la magia con la tecnologia a vapore in un'ambientazione Ottocentesca (in questo caso) o più diffusamente vittoriana sia davvero divertente e affascinante.
Cassandra Clare lo ha fatto con la serie delle origini di Shadowhunters, in modo tra l'altro davvero efficicace e fantasioso. Kady Cross e molti altri ancora hanno proposto opere contaminate dallo steampunk. 
La fabbrica delle meraviglie però non ha solo il pregio di riproporre questo genere. E' un libro affascinante, coinvolgente e - una volta tanto - poco "americano" (non per niente l'autrice si dichiara innamorata della Scozia e di Jane Austen). Dico che è poco americano perché ha una scrittura elegante, preziosa, e mai troppo veloce. Siamo abituati, soprattutto nella letteratura fantastica, a un cardiopalma esagerato, a un periodare che richiede i punti al posto delle virgole, per accentuare un ritmo e una suspense quasi obbligatori. Sharon Cameron invece va controcorrente: il suo libro si legge con fascinazione, ammaliati non solo dalle incredibili invenzioni, dall'ambientazione peculiare (qui la dimora vittoriana dove si svolge la vicenda), ma anche da una scrittura "coccolante", che si assapora con gusto.
La trama è presto detta: Katharine, orfana, cresciuta dalla zia, viene mandata da quest'ultima nella tenuta del fantomatico zio Tully per appurare che lo strambo parente non sia impazzito e non stia dilapidando la futura eredità di famiglia. Eredità che dovrebbe passare al cugino di Kathrine, George il grasso, un adolescente viziato preoccupato al momento solo di mangiare.
La casa di zio Tully è un'antica dimora vittoriana realmente esistente, Welbeck Abbey (nella foto), tenuta inglese del Duca di Portland che fece costruire realmente una lunga galleria sotterranea - come si legge nel libro - e molte altre stanze, dilapidando l'intero patrimonio di famiglia, ma dando un lavoro e un tetto a tantissima gente. Welbeck Abbey è ammantata di molti misteri: oltre infatti alle creature di zio Tully - sorta di automi dal viso in porcellana dipinta, riproduzione di parenti morti in versione bambina - sembra infestata da fantasmi più o meno bonari, e, la notte, le loro voci si confondono con il lamento del trogwynd, il selvaggio vento locale. Kathrine si muove per le sue stanze con circospezione, cercando di familiarizzare con i domestici (la signora Jefferies, governante e cuoca, il suo figlioccio muto Davy e Mary Brown, la sua cameriera personale) e con gli assistenti di zio Tully, il sospettoso Lane, che ora la tiene a distanza, ora sembra attratto da lei, e l'ossequioso signor Aldridge, con i baffi a manubrio e l'aria di voler sempre compiacerla. 

Forte e lieve risuonava la risata, e io non riuscivo a capire se il suono fosse nella mia teesta o fuori. La stanza ondeggiava e la faccia di porcellana sorrideva beffarda.Vidi le crepe più piccole che si dipartivano da quella più grande sulla guancia, ragnatele di fessure che si allargavano sul volto pallido. La paura strisciante mi si strinse alla gola, togliendomi il respiro.
 
Presto tutte le certezze di Kathrine verranno minate dal fascino di suo zio - che, pur non avendo tutte le rotelle a posto è un geniale inventore e di animo generoso -; di Lane, di cui a poco a poco si innamora; della dimora e del suo impatto locale: grazie infatti ai marchingegni di zio Tully un intero borgo è nato attorno alla casa dello zio, con lavoranti strappati dagli ospizi grazie alle attente manovre dell'avvocato Babcock. Kathrine si ritroverà divisa tra il suo cuore - che vorrebbe che salvasse zio Tully e il mondo che ha costruito - e la ragione, che vorrebbe che denunciasse lo zio per farlo internare e che lei se ne ritornasse alla misera vita a Londra.

Se fossi stata solo una ragazza come quelle di cui mi parlava Mary: quelle che ridacchiavano parlando dei francesi e non avevano alcuna responsabilità se non quella di governare il fuoco... Sarei andata dritta a sedermi sull'erba vicino a Lane? O mi sarei distesa accanto a lui, col sole sul viso, appoggiando la testa alla sua spalla? Se questo giorno fosse stato solo un ticchettio in una stanza piena di orologi, immutabili e senza fretta, lui mi avrebbe permesso di farlo ridere, 
scompigliargli i capelli ed eliminare 
quell'alone di malinconia che vedevo a margine dei suoi pensieri?
Kathrine Tulman non era una di quelle ragazze. Lei era l'orologio, un orologio che aveva perso la sua chiave e si stava scaricando nel buio. E avrebbe fatto meglio ad approfittare del tempo che restava.

Ma le oscure voci della dimora iniziano a corrodere anche la sua lucidità, e, alla vigilia del suo diciottesimo compleanno, la giovane si domanda se non ha per caso ereditato i geni della follia dello zio, vedendosi costretta a incatenarsi al letto per evitare uscite notturne non volute e di cui, la mattina dopo, non ricorda nulla...
Mi fermo qui per non raccontarvi tutta la trama, davvero accattivante e arguta, con dei dialoghi insinuanti che rendono onore al genere fantastico.
Non mi resta che raccomandare la lettura di "La fabbrica delle meraviglie", perfetta per chi ama i fantasy d'autore, scritti con una buona penna e una buona dose di fantasia e perfettamente in linea con le due emozioni essenziali che, secondo Tolkien, dovrebbero scuscitare la letteratura fantastica: la meraviglia e la paura.

PS-Il 23 febbraio prossimo esce in libreria il seguito del libro, "L'invenzione dei desideri".


Il libro
Titolo: La fabbrica delle meraviglie
Casa editrice: Mondadori
Collana: I Grandi
Genere: fantasy steampunk
pagine: 308
prezzo: 17,00 versione cartacea hard cover; 10,50 versione cartacea economica; 4,99 versione ebook
Il prossimo 23 febbraio in uscita il secondo volume: L'invenzione dei desideri

L'Autrice


Sharon Cameron, insegnante di pianoforte, appassionata di teatro, è sposata e ha tre figli. Adora la Scozia, le storie in costume e tirare con l'arco. Il suo libro d'esordio, La fabbrica delle meraviglie, ha vinto numerosi premi, consacrandola autrice "originale, romantica e geniale". Se ne avete occasione, date un'occhiata al suo bellissimo e originale sito http://sharoncameronbooks.com/

La Trama
In una notte di nebbia Katharine arriva in una misteriosa tenuta vittoriana con l'incarico di controllare l'eccentrico zio George. Scopre che lo zio è un geniale inventore: aiutato dal giovane e affascinante Lane, George realizza creazioni fantasmagoriche. Ma Katharine comprende ben presto che una trama di interessi oscuri minaccia il suo mondo...

Nessun commento:

Posta un commento