giovedì 28 aprile 2016

IL RESTO E' OSSIGENO di Valentina Stella - recensione

Da quando se ne è andato,
non ho mai pensato di non aver voglia di vivere.
Se qualche mese fa mi avessero chiesto cosa avrei fatto
se mio marito non fosse più tornato dall'ufficio,
dandomi come spiegazione un sms o una telefonata,
avrei detto: mi dispererei.
E invece no. Non sono disperata.
Forse è soltanto una questione di sopravvivenza:
nasciamo tutti con un antidoto al dolore,
nascosto da qualche parte in fondo all'anima.
Ho ancora voglia di vivere,
e non solo perchè il mio cuore batte insieme
ad uno più piccino di quasi sette anni.
Ho voglia di vivere perchè c'è il sole, c'è la sua risata ragazzina,
c'è il bar sotto casa con i croassant piccoli e leggeri,
c'è il cielo su Torino che ha inventato un nuovo tipo di azzurro
e forse lo ha fatto per me, c'è la mia gatta che dopo anni di timidezza ha deciso di venire a dormire nel mio letto,
c'è lo spriz nel solito locale.
C'è la sensazione di aver scalato mille colline nella mia vita,
e di avere le gambe e il cuore pronti
per scalare la mia prima montagna.


Una storia "per adulti", quella che scrive Valentina Stella; un'autrice che "ama raccontare il mondo delle famiglie di oggi: l'amore, la quotidianità, il tradimento e quella dimensione travolgente che è l'essere genitore".
Scritto in maniera fluida ed incisiva Il resto è ossigeno edito da Sperling & Kupfer è un romanzo assolutamente privo di romanticismo o superflue infiocchettature. E' il percorso di presa di consapevolezza, se così si può dire, su un matrimonio. Su un legame di oltre dieci anni per trovarlo sfilacciato, consumato, inconsistente. Ed è proprio su questo punto che l'autrice, più di ogni altra cosa, vuole farci riflettere ponendoci tante domande: è giusto voltare pagina e aver voglia di "respirare" oppure bisognerebbe scavare a fondo nel proprio cuore e nella propria vita per fare un bilancio obbiettivo di quanto di bello abbiamo e di cui, magari, non ci accorgevamo fino in fondo? Perdonare, capire... oppure ammettere che a volte è molto comodo sentirsi "soffocati" per giustificare comportamenti e pensieri che non si dovrebbero avere? Quanto possono essere "veri" i pensieri quando si alimentano in un periodo di disagio o follia? E' "giusto" trovare un compromesso perchè è inevitabile quando vogliamo stare insieme ad una persona, oppure è giusto avere un "sano egoismo" per rimanere a galla e andare avanti? Quanto l'amore è amore o è bisogno di stare con qualcuno; di realizzare percorsi prestabiliti? Quando l'amore è amore, oppure desiderio di salvare o essere salvati? Spesso le conclusioni non sono univoche e il gioco delle parti si ribalta. E se è vero che, il più delle volte, apprezziamo quello che avevamo quando non ce lo abbiamo più, è anche vero che certe cose, a volte, è meglio lasciarle andare.

Vi aspetta una lettura difficile.

opinione di Sangueblu

E' quando leggo romanzi come questo che capisco perchè sono gli Young Adult o gli Urban Fantasy i miei libri preferiti! (... perchè raccontano di ragazzi che sono ancora pieni di sogni, di possibilità... di quell'idealismo potente e quasi irrazionale che muove i loro pensieri e spinge le loro azioni. Anche negli sbagli. Non c'è calcolo. Non c'è quella maturità che invece sporca gli sbagli dei grandi. Di quei grandi che forse, da troppo tempo, si sono dimenticati quei valori e quegli ideali e a fare i ragazzini, quando non lo sono più da un pezzo, ci sia atteggiano e basta.) 
Non fraintendetemi. Questo romanzo è molto bello. Ma è anche un pugno nella pancia. 
Soprattutto quando hai quasi quarant'anni, una famiglia, una figlia - nel mio caso -  e credi nell'amore con un idealismo che ha quasi della favola e dell'irrealtà anche se è il sale e la sostanza della tua vita quotidiana. Ed è proprio la realtà, - l'altra realtà - di cui è pregna questa breve storia, che fa male. Riflettere su qualcosa di così grande, di così vero in maniera così disincantata. Prendere consapevolezza che non solo una cosa del genere potrebbe capitare a tutti, ma soprattutto pensare a quanti veramente la vivano in prima persona quotidianamente, o ci siano passati... Percepire la sofferenza. Il dubbio. L'incertezza.
Il voler uscire dal baratro. Ritrovare la luce; l'ossigeno. E tornare a respirare.

Respirerà anche la protagonista, Sara - che per ironia della sorte si chiama proprio come me, facendomi immedesimare con ancora più dolore ed empatia . Respirerà; anche se elaborare la positività dell'ossigeno con cui sceglie di riempirsi i polmoni sarà tutt'altro che facile. Almeno per me, che in un certo senso auspico sempre il lieto fine "da favola". (E con questo non voglio dire che manchi!)
Ma, appunto, questo non è un Fantasy. E' la vita vera. E spesso, semplicemente, certe cose "non si possono aggiustare" e quindi, l'unico lieto fine possibile, è scegliere il meglio per sé stessi e trattare chi ci ha fatto del male, ci ha mentito o ha semplicemente scelto di sciupare qualcosa di bello, esattamente con il calcio nel sedere che merita.

Scusate la franchezza ma, Arturo, mi ha veramente, veramente irritata.
Sono consapevole purtroppo che in giro, di bamboccioni senza "palle" che giocano a fare i ragazzini mettendo in discussione cose che non stanno nè in cielo nè in terra solo per giustificare a sè stessi una crisi che almeno può, nella propria testa, legittimare i loro comportamenti e le loro scelte sbagliate ce ne sono a pacchi, ma io odio questo tipo di uomo.
Certamente, con questo, non voglio asserire che talvolta, nella vita, possa succedere di perdere la testa per un'altra persona, che forse è proprio quella giusta per noi, quella che avremmo sempre dovuto incontrare. Ma, a parte che sono certa che sia un caso su un milione... c'è da dire che almeno uno dovrebbe avere le "palle", appunto, (e concedetemi il termine) di essere onesto. Prima di tutto con sè stesso. Lasciare. E non tenere il piede in due staffe. Ma mi rendo conto che coì è tutto molto più comodo...
Aggiungerei che di palle, il nostro Arturo, ne ha veramente zero.
Soprattutto perchè non ha avuto neanche il coraggio di dare una spiegazione, uno straccio di qualcosa. Con una figlia di sei anni, adorante, e una moglie fac-totum che ha sempre cercato di non fargli mancare niente, lui sparisce di casa, lasciando solo un sms. Un sms nel quale chiedeva di rimanere solo.

"Non avrebbe mai potuto immaginare nemmeno lontanamente
che sarebbe andato via di casa, dalla casa che aveva comprato,
arredato e amato, la stessa in cui era entrato un mattino di settembre
con una bellissima neonata in braccio, con un sms.
Il punto era che non avrebbe avuto la forza di presentarsi
davanti a sua moglie, ma soprattutto a sua figlia, 
per spiegare il perché.
Si sentiva l'anima come i talloni dei calzini
quando stanno per bucarsi. Quasi trasparente.

Non mi stupisce che Sara non venga colta dalla disperazione.
Semmai è comprensibile l'amarezza e lo sconforto della realizzazione che i tanti ani di vita costruiti insieme forse erano qualcosa di diverso da quello che aveva sempre creduto. Diverso e lontano dalla felicità. "Per anni ho vissuto quei momenti nella mia testa nella speranza che potessero andare a nutrire il mio cuore rivestito di plastica. Per anni ho organizzato cene, fine settimana e vacanze sperando che potessero regalare battiti forti, non capendo che un matrimonio si nutre di tutti i giorni, e che se lo alimenti solo con le eccezioni allora forse l'hai già trasferito in rianimazione." 
Forse è proprio per questo che, pur potendo sembrare una sognatrice o un'idealista, sento di essere realmente felice e realizzata e grazie a questa frase capisco perchè: ogni giorno c'è un po' di magia... basta trovarla oppure crearla. Un rapporto, un matrimonio, va nutrito ogni giorno. Apprezzare e condividere insieme tutte le cose. Le belle ma anche le brutte, perchè quando si superano insieme, per mano, e ci si volta e sono alle spalle, vuol dire di averle superate insieme.
Quello che si trova a vivere all'improvviso e suo malgrado è la presa di consapevolezza, terrificante, che forse qualcosa si era già rotto in un passato troppo lontano. Quella mano, aveva lasciato la presa tanto tempo prima... si era sfilata senza neanche che se ne accorgesse. Forse è anche lei - proprio lei - ad aver bisogno di restare da sola. O almeno, senza di lui.

Da quel fatidico sms inizia sia per Sara che per Arturo un percorso di pensieri, di crescita e di cambiamenti interiori che li porterà a determinate conclusioni. Quali saranno, dovrete scoprirle voi leggendo Tutto il resto è ossigeno.

Le famiglie sono come quei pupazzi con i pesi sotto,
quelli che restano sempre in piedi.
...
Le famiglie - molte famiglie - hanno dei meccanismi
per riequilibrarsi, per sfiorare il naufragio e 
ritornare a galla.
Magari le onde feriscono chi sta sulla barca,
forse qualcuno deve essere medicato,
ma alla fine della tempesta
ci si conta e ci si ritrova tutti,
spaventati e sorridenti.

Il resto è ossigeno è un romanzo che nonostante lanci un messaggio di speranza, devo ammettere che, personalmente, mi ha lasciato con un senso di angoscia e tanta amarezza, nonostante la piccola soddisfazione di un finale, per Sara, tutto da riscrivere.


Ci sono dei silenzi perfetti nelle coppie che stanno insieme
da tempo, e silenzi che invece bisognerebbe rompere come le uova
di Pasqua, per capire cosa c'è dentro, 
per affrontare la sorpresa più brutta
e magari gettarla fuori dalla finestra.

L'Autrice

Valentina Stella, torinese, ha lavorato per dieci anni nel marketing di due grandi aziende. Fino al 2012, quando ha deciso di lasciare il lavoro dipendente per conciliare meglio famiglia e lavoro, e ha iniziato una collaborazione con un'agenzia di comunicazione. Nel frattempo, per assecondare la passione per la scrittura, ha aperto un blog, Bellezza Rara.
Nel 2014 ha pubblicato in eBook con Zandegù Editore una serie di racconti sull'essere lasciati, Se mi lascia non vale. Per dirla con parole sue, ama "raccontare il mondo delle famiglie di oggi: l'amore, la quotidianità, il tradimento e quella dimensione travolgente che è l'essere genitore.


Il Libro

editore: Sperling & Kupfer
genere: narrativa contemporanea
pagine: 222
prezzo: 17.90 euro
Rilegato
eBook: 4.99 euro

Trama

Chissà perché non sono mai scenari speciali o battute da film ad accompagnare i momenti che ci segneranno per sempre; chissà perché spesso le decisioni più importanti restano impigliate a date che non abbiamo scelto, luoghi in cui ci siamo trovati per caso, gesti che non ci rendono eroi. Arturo cammina da giorni per le strade della sua città, Torino, in cerca di qualcosa che non sa cosa sia. Si è strappato di dosso la sua vita durante una pausa pranzo qualunque, in un giorno qualunque, scappando da sua moglie - Sara - e dalla loro bambina con un sms. Travolto da una crisi improvvisa cui non sa dare un senso. Sara attende l'arrivo della disperazione. Prova a capire come abbiano fatto a infrangersi i suoi sogni e i suoi progetti. Prova a rivivere tutta la storia con Arturo, riguardando foto e rileggendo lettere. Ma si accorge che il suo cuore è calmo, come se la tristezza fosse solo stupore. Come se avesse sempre saputo tutto, ma non avesse mai voluto ammetterlo. Sara e Arturo: sono serviti undici anni per costruire una vita insieme; è bastato un istante fatto di poche parole per mandarla in mille pezzi. Ora, nell'arco di un mese o poco più, avranno modo di guardare in faccia i propri sentimenti e le proprie illusioni. Di rivedersi ventenni, quando tutto era possibile, e di ritrovarsi ancora affamati di felicità a quarant'anni, con la paura di aver sbagliato tutto e il desiderio di cambiare tutto.

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