venerdì 18 settembre 2015

LA MIA MUSICA SEI TU di Alessandra Angelini BLOGTOUR


Davvero di rado decido di partecipare ad un blog tour, ma per La mia musica sei tu di Alessandra Angelini - in uscita il prossimo 21 settembre - ho dovuto fare un'eccezione!
E' stato uno di quei romanzi che mi ha attirato da subito, in uno di quei modi che non si possono spiegare perchè hanno una logica e un significato tutto loro ma dopo averlo letto ed essere stata risucchiata nel vortice della musica e dell'amore che permeano questo romanzo, sono felice di dire che il mio sesto senso non ha fallito! Ed ora eccomi qui a partecipare a questo simpatico percorso e condividere con voi alcuni dei passaggi più significativi o incisivi nei quali vi imbatterete durante la lettura di questo romanzo che ha per protagonisti un affascinante batterista di una rock band e una ragazza dolce e appassionata che vivrà un sogno ad occhi aperti.
Vedremo se io e Alessandra riusciremo ad incuriosirvi....





Da questo estratto potete cominciare ad intuire qualcosa della personalità di Denis: affascinante e sicuro di sè, ma al tempo stesso dolce e premuroso. Perchè si sa... quando incontra la ragazza "giusta" anche il più tormentato e scapestrato dei playboy può diventare il più onesto e devoto dei ragazzi. E per Isabella Danis la testa la perde...letteralmente!

«Sapevo di fare un certo effetto alle ragazze ma questo lo credevo oltre le mie possibilità» scherzò sollevato.
«Siamo modesti, eh?!» dissi ridendo, mentre con la mano asciugavo le lacrime.
Scuotendo la testa, mi sollevò da terra.
«Non so ancora nulla di te, ma ho appena scoperto una cosa.»
«Cosa?»
«Non mi piace vederti piangere. Vorrei solo vederti sorridere, arrossire, stupirti o imbarazzarti con me» mi tenne tra le braccia un istante, prima di accompagnarmi sul letto con attenzione.
«Allora dovresti essere soddisfatto, hai appena fatto quattro su quattro.»
«Preferisco, decisamente» ammise, scorrendomi la guancia con un dito. «I miei compagni pensavano che fossi impazzito. Non so cosa mi hai fatto quella sera.»




In questo breve estratto abbiamo uno scorcio di quella che è la quotidianità e la vita domestica di questa coppia e anche di tutto il gruppo di amici che vi graviterà sempre intorno, per un motivo o per l'altro. Una delle location più ricorrenti e più coinvolgenti perchè è letteralmente una casa che pulsa di vita.

Era chiaro che Denis viveva da solo, i segnali c’erano tutti, dagli abiti abbandonati in giro per casa al frigorifero lasciato in uno stato d’incuria post nucleare.        
«Da quanto stai qui?» domandai, passando lo sguardo da un oggetto all’altro. «Due anni circa.»
«Come ci sei finito? Non so perché ma mi ero fatta l’idea che vivessi in zona Universitaria o giù di lì.»
«Mi sai che hai sbagliato soggetto,» Denis iniziò a ridere di gusto «Julien sta in Strada Maggiore. Non sembra ma sono un tipo tranquillo. Appena arrivato a Bologna affittai un monolocale vicino allo Stadio, poi attraverso degli amici ho trovato questo. È un po’ fuori mano ma ha qualcosa d’impagabile» mi prese per mano e mi condusse attraverso il soggiorno. Aprendo una porta, trovai il suo mondo steso davanti agli occhi. La stanza era dominata da una batteria, maestosa e lucente, chitarre acustiche e una elettrica abbandonate vicino alle pareti, due amplificatori, pedaliere, cavi e fogli ovunque. Posacenere colmi abbandonati vicino agli strumenti.
«Qui posso lavorare senza preoccuparmi dei vicini. Suonare col silenzio della notte,» prese aria, gli occhi chiusi «è impagabile.»
Mi abbassai a curiosare tra i fogli sparsi sul pavimento, spartiti vuoti, altri iniziati e pieni di cancellature. Ne scostai qualcuno per raggiungerne uno dove erano appuntate alcune frasi, idee per nuove canzoni, spezzoni di testi mai nati.
«Li hai scritti tu?»
«Io e Julien. Lui lavora di più sui testi, io su musica e arrangiamenti ma non c’è una divisione netta» rispose dal seggiolino della batteria. Quella era la sua collocazione naturale. «Sai leggerla?»
«Qualcosa. Quand’ero piccola i miei genitori pensavano che dovessi saper suonare uno strumento ma ero una frana, strimpellavo storpiando orribilmente le note» quello era solo uno dei miei fallimenti.
«Non hai più provato? Magari senza forzature...»
«Due parole: caso disperato. Credo che l’insegnante mi definì così» ammisi, cercando di attingere a ricordi ormai morti e sepolti. «Per te, invece, è diverso; è come se ti nutrissi di musica.»
«È il mio modo di esprimermi. Attraverso la musica posso essere chiunque e in ogni luogo, posso realizzare qualsiasi sogno.»

In quella stanza c’era tutto di lui, la sua essenza.



Bologna è il teatro principale di questa storia d'amore. Raccontata con minuzia di particolari e con quella sensibilità e veridicità che solo chi la conosce e la ama profondamente può fare. Ma non sarà l'unica. Roma, Milano, Verona e altre città verranno più o meno sfiorate dall'autrice e dai suoi personaggi, in un viaggio continuo ed emozionante attraverso la nostra bella Italia. (Proprio l'ambientazione è un altro punto di forza di questo libro!)

«Com’è il panorama da lassù?»    
«Da togliere il fiato.»
«Andiamo, voglio farlo. Solo, tienimi stretta.»
Non ero certa di riuscire a farcela ma ero stanca di rinunciare a vivere, a causa delle mie paure.
«Sei sicura?»
«Andiamo» annuii, stringendogli la mano.
Mentre Denis faceva i biglietti, vagavo con lo sguardo lungo Via Zamboni. Seguendo lo spigolo, mi piegai fino a mettermi in linea con la torre, non caddi per un pelo. Come diavolo stava in piedi? E io avevo appena accettato di entrarci.
«Non dobbiamo salirci per forza» la sua voce mi fece sobbalzare.
«Andiamo, prima che cambi idea» spinsi fuori l’aria, nemmeno potessi scacciare anche la paura.
Salii le scale seguita da Denis come un’ombra. Se non ci fosse stato lui sarei scappata via, appena messo piede sul primo gradino scricchiolante. Non avrei mai pensato di scalare quel posto infernale. Stavo contro la balaustra, le braccia incollate al costato e gli occhi serrati da far male. Avevo il fiatone, restava solo da stabilire il perché. Denis mi accarezzava i capelli, canticchiandomi un motivetto contro l’orecchio.
«Pet Semetary?!» ci avevo messo un po’, ma finalmente avevo realizzato di cosa si trattava. «Ti pare la canzone per calmare un attacco di panico?»
«Sarà, ma funziona.»
Il panico non era passato, avevo i palmi sudati, le gambe tremavano ancora ma la sua presenza mi aiutava a tenerlo a bada.
«Guarda fuori» sussurrò, baciandomi le tempie.
Una brezza leggera stemperava la calura. I tetti sembravano inghiottire il sole, le torri cittadine spuntavano qua e là accendendosi come fiammiferi nella luce del tramonto. Le nubi all’orizzonte non riuscivano a oscurare quello spettacolo. Era bellissimo come aveva detto, ma la cosa più bella era lì, accanto a me.
«È da togliere il fiato.»
Denis mi baciò, tenendo il mio volto tra le mani.
«So già quanto ti sarà difficile fidarti di me. Ho solo la mia parola da darti» lo disse come se non valesse nulla. «Posso solo dirti quant’è importante per me averti vicino.»
Scossi la testa, allacciandogli le mani dietro al collo. «Mi fido di te.»
Sapevo di poterlo fare, perché senza avergli chiesto nulla lui mi aveva donato tutto di sé.
«Bene, perché sono stanco di scrivere canzoni malinconiche o arrabbiate, voglio qualcosa di bello, voglio far cantare la mia batteria per te.



Isabella viene da una famiglia molto particolare ed in vista nella Roma "bene", che fa della forma e delle apparenze il proprio caposaldo. Questo sarà un tema molto delicato all'interno del romanzo. Ci sarà un vero e proprio percorso da cui, non solo Isabella , si affrancherà da una situazione pesante e soffocante in cui erano in molti a soffrire. Prima fra tutti sua madre, con cui pian piano troverà il modo di recuperare un rapporto che le era sempre venuto a mancare e in cui Denis, ancora una volta, giocherà un ruolo fondamentale.

L’orologio sulla credenza ticchettava inesorabile. Restai in piedi, picchiettavo il travertino con la punta della scarpa e il silenzio che mi tirava i nervi. Con mio padre lontano speravo di avere una possibilità. La fissavo e avrei voluto dirle mille cose, ma non mi usciva nulla. Nulla di vero, sentito. Stupidi commenti sulla casa, come se in quel mausoleo potesse cambiare qualcosa. Alla fine dei conti eravamo sin troppo simili.
«Abbiamo sbagliato a venire» mi lasciai sfuggire.
«Isabella, tu... » tentennò, tormentando la collana di perle. La voce flebile, poco più di un soffio. «Credo di sì.»
Chiuse anche quel misero spiraglio. La madre sorridente dei miei ricordi era sparita, calcificata in quella donna dai capelli impeccabili e lo sguardo assente. In pochi mesi sembrava invecchiata di anni, si era consumata come una candela. Desiderai portarla via, aiutarla, ma per salvarsi bisognava volerlo e lei non aveva mai lottato. Si era accontentata di essere quel che lui voleva.


Nella stanza era sceso il silenzio, sembrava che le mie parole avessero fermato il tempo. Mancava meno di una spanna alla porta quando due braccia forti e calde mi bloccarono, avvolgendomi in un abbraccio da cui non sarei mai voluta fuggire. Mi tenne talmente stretta che avrei giurato di sentire il battito del suo cuore; non poteva essere il mio, perché per l’emozione quello stupido ne perse diversi. Il suo respiro si insinuava caldo e umido tra i miei capelli.
«Resta» sussurrò contro la mia nuca. «Ti prego.»
Un ordine, una richiesta, una supplica, avrei esaudito qualsiasi cosa che mi fosse giunta da quella voce.



Cosa c'è di più bello di sentirsi dedicare una canzone, chitarra e voce, composta apposta per noi dalla persona che amiamo e che ci ama con tutto sé stesso?


Denis suonava con passione, pizzicava le corde, liberando note capaci di farmi vibrare l’anima.
«È così dolce e malinconica» sentivo gli occhi bruciare.
«L’ho scritta pensando a te, quando non sapevo se saresti tornata» le parole rimasero sospese nell’aria, con lui che mi scorreva i capelli con le dita.
«Io...» strinsi forte gli occhi.
L’avevo sottovalutato. Dietro agli sguardi e ai silenzi, lui sembrava leggermi dentro e questa cosa mi metteva una paura del diavolo. Perché ero spaventata di quello che provavo e di tutte le mie debolezze.
«Non sono bravo con le parole, a volte credo di non riuscire a farti capire quanto tengo a te, allora ho provato a farlo con l’unica cosa che so fare bene.»
Se la melodia era commovente, accompagnata da quei versi raggiungeva una dolcezza dolorosa, arrivando a toccare le corde dell’anima. Era un tutt’uno che trasmetteva amore e disperazione, lo struggersi di un cuore irrimediabilmente innamorato. In quella canzone era sublimata la nostra storia.
Denis era l’ingranaggio mancante del complesso macchinario che faceva funzionare il mio cuore, il pezzo senza il quale ero solo carne e sangue. Lui era il soffio di vita in grado di compiere quella magia.




Faremo la conoscenza anche di Julien, il cantante dei Bad Attitude. Personaggio molto particolare e controverso che però, alla fine, a suo modo saprà conquistarci.

Julien uscì illuminato dalla luce del crepuscolo. Scartando i nuvoloni che ingombravano il cielo, il sole ci regalava gli ultimi raggi di una giornata morente. Julien sfilò gli occhiali fermandoli tra i capelli, l’abbronzatura mascherava in parte le occhiaie. L’espressione faceva il resto. Il sorriso con cui ci venne incontro era una carezza rivestita di spine.
«So di essere bello, ma se continuate a fissarmi potrei montarmi la testa» ci salutò. Si diresse verso una delle poltrone, lanciò il giubbotto contro la testiera e si abbandonò sui cuscini. «Come mise è un po’ azzardata, però approvo» aggiunse, squadrandomi sfrontato.
A dispetto della situazione, le mie labbra si piegarono in un accenno di sorriso.
«Non cambi mai, eh?» gli domandò Denis, insolitamente malinconico.
«Perché dovrei?» steso sulla poltrona, osservava il soffitto della stanza. «Abbiamo fatto il nostro dovere, Sten sarà contento» disse, tormentando un orecchino. Le formalità erano uno dei tanti compromessi a cui si erano dovuti piegare. «Cosa hai fatto alla camicia? E alla faccia?» Julien si riscosse dal torpore, sporgendosi al bordo della seduta.
«Un tranquillo scambio di opinioni» Denis sollevò appena le spalle.
«Chi ha avuto l’ultima parola?»
«Io, ovviamente» un sorrisetto furbo gli incurvò le labbra. Sfiorava le nocche con la punta delle dita.
«Merito del tuo maestro» rispose Julien orgoglioso.



Entrerete nel dietro le quinte e nella quotidianità di chi respira musica tutti i giorni e che ha fatto di una grande e insopprimibile passione il proprio mestiere.

Soltanto allora notai quella lucina rossa ancora accesa.
«Fatto» disse, avviandosi verso la porta a passo svelto.
«Denis.Rodari» scandii il suo nome, i piedi ben piantati a terra e le mani incrociate sotto il petto.
Non è un buon segno» si girò, con l'aria di chi sa di essere stato colto sul fatto. «Okay. Non sarebbe grave se, e dico se, avessi inavvertitamente dimenticato di spegnere la registrazione in sala, no? Ma quanto sei sexy con quel vestito.» «L'adulazione non ti servirà.»
«Sembri Cate.»
«Oh!» sbuffai, incapace di trattenere una risata.
«Ma mi adori anche così, pazzo e sconsiderato» un passo ed ero già tra le sue braccia, ogni protesta vinta. «Soprattutto pazzo» sottolineai.
«Hai cancellato tutto?»
«Fino all’ultimo secondo. Non dirmi che ne volevi una copia?» aggiunse, godendosi lo spettacolo delle mie proteste.
Avevamo bisogno di ridere, di risaldare il nostro legame. Se c'era una cosa che avevo imparato, un errore che non avrei più commesso, era di dare qualcosa per scontato. Vivo. L’amore scaldava di dolcezza e comprensione il nostro rapporto, e bruciava della fiamma di una passione
Soltanto allora notai quella lucina rossa ancora accesa.
«Fatto» disse, avviandosi verso la porta a passo svelto.
«Denis.Rodari» scandii il suo nome, i piedi ben piantati a terra e le mani incrociate sotto il petto.
«Non è un buon segno» si girò, con l'aria di chi sa di essere stato colto sul fatto. «Okay. Non sarebbe grave se, e dico se, avessi inavvertitamente dimenticato di spegnere la registrazione in sala, no? Ma quanto sei sexy con quel vestito.» «L'adulazione non ti servirà.»
«Sembri Cate.»
«Oh!» sbuffai, incapace di trattenere una risata.
«Ma mi adori anche così, pazzo e sconsiderato» un passo ed ero già tra le sue braccia, ogni protesta vinta.
«Soprattutto pazzo» sottolineai.
«Hai cancellato tutto?»
«Fino all’ultimo secondo. Non dirmi che ne volevi una copia?» aggiunse, godendosi lo spettacolo delle mie proteste.
Avevamo bisogno di ridere, di risaldare il nostro legame. Se c'era una cosa che avevo imparato, un errore che non avrei più commesso, era di dare qualcosa per scontato. Vivo. L’amore scaldava di dolcezza e comprensione il nostro rapporto, e bruciava della fiamma di una passione mai sopita.


E poi l'Amore.
Quello che va oltre le apparenze, oltre gli ostacoli, oltre gli stereotipi.
Quell'incastro perfetto che va semplicemente "oltre"...

Non era il vincolo o una vita sicura quello che mi emozionava tanto, ma la volontà dell'uomo che amavo di donarsi completamente a me.




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La mia musica sei tu



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Trama


È difficile essere all’altezza di un padre che è un’istituzione. Lo è per Isabella, cresciuta in una famiglia dove dimostrarsi inappuntabile non è una scelta, ma un dovere. Essere quello che gli altri si aspettano però non è sinonimo di felicità. Il tradimento del suo fidanzato storico le fa capire che è arrivato il momento di dare una svolta alla sua vita, trasferirsi a Bologna e cambiare sede di studi sono i primi passi in questa direzione. In una notte che cambia tutto, Isabella conosce Denis, estroverso, vitale, l’antitesi del suo mondo. E in quella notte con lui, infrange tutte le regole. Tatuato e batterista in una punk rock band, i Bad Attitude, Denis non è il genere di ragazzo che possa portare a casa. Ma quando lui è l’unica persona che ti fa stare bene, ti fa sentire giusta, cosa sono le convenzioni? Quando i problemi con la band e una famiglia invadente si fanno seri, l’amore e la passione per la musica basteranno ad aiutarli a realizzare i loro sogni?

10 commenti:

  1. Grazie Sara, hai reso tutto alla perfezione.

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    1. Mi fa piacere... Ho cercato di introdurre al meglio l'atmosfera per far rendere il più possibile l'idea di quelli che sono gli elementi fondamentali del romanzo... Anche se il meglio è tutto da scoprire!!! ^_^

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    2. Senza uno spoiler! Ragazza, sei una forza <3

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  2. Ormai posso dire che sono dievntata ufficialmente malata per questo libro!!non vedo l'ora che esca!! Amo già da impazzire Isa e Denis!!!

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    1. Ciao Lety! Cred che questo libro saprà regalarti dolci emozioni! È senza dubbio una storia avvincente e un esordio molto promettente quello di Alessandra Angelini! Quando lo avrai letto, dopo il 21 settembre, fammi sapere le tue impressioni! :-)

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  3. mamma mia , dovevate incuriosirci, non so le altre partecipanti ma io sono sicuramente caduta nella tela, non posso non leggerlo attendo con ansia l'uscita.
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  4. Posso chiedere gentilmente il calendario cliccabile, perchè con l'immagine mi viene difficile seguire il tour... inoltre vorrei publicizzarlo qui ---> https://www.facebook.com/BLOG-Tour-parti-anche-tu-881193065251340/timeline/?ref=bookmarks

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  5. Bellissima presentazione per un bellissimo lavoro. Finalmente l'attesa sta per finire ♡.

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  6. Begli estratti :3 Non vedo l'ora di leggere questo libro

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  7. La recensione è bellissima e fa davvero venir voglia di cominciare il libro. Complimenti :)
    Elena

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