lunedì 27 marzo 2017

Blogtour: TREDICI di Jay Asher. Cronaca nera: vittime del bullismo.


Buongiorno, ci stiamo avvicinando sempre più al 31 marzo, giorno dell'esordio della serie ispirata a Tredici, che andrà in onda in esclusiva su Netfilx. Oggi vi parleremo di un argomento diverso da quelli che trattiamo di solito, un argomento drammatico e purtroppo sempre più attuale, il bullismo.

Il Libro
Editore: Mondadori  
Genere: Young Adult
Prezzo cartaceo: € 17,00 
Pagine: 240    
                                                    
Trama
 Non puoi bloccare il futuro.  Non puoi riavvolgere il passato. L’unico modo per scoprire la verità... è premere play.   

“Ciao a tutti. Spero per voi che siate pronti, perché sto per raccontarvi la storia della mia vita. O meglio, come mai è finita. E se state ascoltando queste cassette è perché voi siete una delle ragioni. Non vi dirò quale nastro vi chiamerà in causa. Ma non preoccupatevi, se avete ricevuto questo bel pacco regalo, prima o poi il vostro nome salterà fuori... Ve lo prometto.” Quando Clay Jensen ascolta il primo dei nastri che qualcuno ha lasciato per lui davanti alla porta di casa non può credere alle sue orecchie. La voce che gli sta parlando appartiene ad Hannah, la ragazza di cui è innamorato dalla prima liceo, la stessa che si è suicidata soltanto un paio di settimane prima. Clay è sconvolto, da un lato non vorrebbe avere nulla a che fare con quei nastri. Hannah è morta, e i suoi segreti dovrebbero essere sepolti con lei. Ma dall’altro, il desiderio di scoprire quale ruolo ha avuto lui nella vicenda è troppo forte. Per tutta la notte, quindi, guidato dalla voce della ragazza, Clay ripercorre gli episodi che hanno segnato la sua vita e determinato, in un drammatico effetto valanga, la scelta di privarsene. Tredici motivi, tredici storie che coinvolgono Clay e alcuni dei suoi compagni di scuola e che, una volta ascoltati, sconvolgeranno per sempre le loro esistenze.  Con più di due milioni e mezzo di copie vendute soltanto negli Stati Uniti, Tredici, romanzo d’esordio di Jay Asher, è uno dei libri più letti dai ragazzi americani, e ora anche una serie televisiva prodotta da Netflix.



Cronaca nera: vittime del bullismo

Prima di parlarvi dei fatti di cronaca che più mi hanno colpito nella miriade di casi che purtroppo in tutto il mondo avvengono con regolarità, penso sia utile, per avere un quadro generale del fenomeno, mostrarvi i dati risultanti da una indagine ISTAT effettuata nel 2014. Da quanto emerge dall'indagine poco più del 50% degli 11-17enni ha subìto qualche episodio offensivo, non rispettoso e violento da parte di altri ragazzi o ragazze nei 12 mesi precedenti. Di questi il 19,8% è vittima assidua di una delle “tipiche” azioni di bullismo, cioè le subisce più volte al mese.  La fascia di età che maggiormente subisce ripetutamente comportamenti offensivi, non rispettosi e violenti, va dagli undici ai tredici anni (22,5%) e riguarda più le femmine (20,9%) che i maschi (18,8%). Ci sono anche delle sostanziali differenze territoriali, infatti le vittime assidue di soprusi raggiungono il 23% degli 11-17enni nel Nord del paese e considerando anche le azioni avvenute sporadicamente (qualche volta nell'anno), sono oltre il 57% i giovanissimi oggetto di prepotenze residenti al Nord. Tra i ragazzi utilizzatori di cellulare e Internet, il 5,9% denuncia di avere subito ripetutamente azioni vessatorie tramite sms, e-mail, chat o sui social network. Le ragazze sono più di frequente vittime di Cyber bullismo (7,1% contro il 4,6% dei ragazzi).  Sempre secondo l’indagine ISTAT , le prepotenze più comuni consistono in offese con brutti soprannomi, parolacce o insulti (12,1%), derisione per l’aspetto fisico e/o il modo di parlare (6,3%), diffamazione (5,1%), esclusione per le proprie opinioni (4,7%), aggressioni con spintoni, botte, calci e pugni (3,8%).
Per prima cosa vorrei condividere con voi alcune riflessioni riguardanti la definizione stessa di Bullismo, perché leggendo Tredici prima e facendo poi una breve ricerca sui fatti di cronaca ho notato che la gravità dei fatti di cronaca, etichettati come atti di bullismo, varia molto di caso in caso. La domanda che mi sono posta è quando si può parlare di bullismo nel senso stretto del termine e quando no. Se per bullismo si intende “ spavalderia arrogante e sfrontata. In particolare, atteggiamento di sopraffazione sui più deboli, con riferimento a violenze fisiche e psicologiche attuate specialmente in ambienti scolastici o giovanili” i fatti di cronaca riportati sui quotidiani in questi giorni o sono una versione ancora più cruda e violenta del bullismo o sono qualcosa di diverso che va oltre. Sopratutto quanto accaduto a Vigevano tra dicembre 2016 e gennaio 2017, oltrepassa a mio parere la definizione di bullismo, si tratta di atti di una ferocia e una cattiveria tali che davvero sembra impossibile siano stati commessi da ragazzi così giovani, una baby gang di adolescenti fra cui è presente anche un tredicenne. Cinque i bulli colpevoli degli atti più gravi, per mesi hanno brutalizzato uno studente di quindici anni, lo hanno violentato, ridicolizzato e fotografato durante le violenze, lo hanno tenuto sospeso su un ponte, nudo, e lo hanno costretto ad atti sessuali, lo hanno portato in giro per la città legato al collo con una catena, al guinzaglio. Tutto documentato con foto e filmati, esibiti come trofei coi compagni. I bulli, in tutto, sono una decina di ragazzi tutti minorenni, cinque di loro sono colpevoli “solo” di vandalismi sui treni e complici in una spedizione punitiva ai danni di due quindicenni che si erano permessi di denunciare alcuni comportamenti da bullo del capo branco. La vittima è uno studente al primo anno di un istituto tecnico superiore, diventato “il passatempo preferito” del branco.Il “branco” inizialmente è riuscito ad avvicinarsi alla vittima sfruttando l’ascendente che un suo compagno di classe esercitava su di lui: il quindicenne bullizzato lo credeva amico, un esempio da imitare, al punto da accettare angherie e soprusi pur di non essere allontanato ed emarginato. I carabinieri di Vigevano, dopo aver raccolto alcune segnalazioni di persone preoccupate e della madre disperata hanno in breve tempo individuato il gruppo di ragazzi. Le accuse per i ragazzi arrestati sono molto gravi, violenza sessuale, riduzione e mantenimento in schiavitù o servitù, pornografia minorile, quindi definirli bulli e non delinquenti lo trovo  un po' riduttivo.
L’altro fatto di cronaca che mi ha colpito risale al 2015, è un esempio più classico di bullismo e trovo che si possa avvicinare molto alla storia di Hannah, la protagonista di Tredici.  Emilie, diciassette anni, viveva a Lille, in Francia, era la prima della classe ma anche la vittima dei suoi compagni, si suicidò a dicembre 2015 gettandosi dalla finestra dell’appartamento del padre, morì il mese dopo. Inizialmente le cause del suicidio furono attribuite al senso d’abbandono seguito al divorzio dei genitori ma il ritrovamento di un diario segreto ha svelato quali fossero le vere ragioni del malessere covato in silenzio da Emilie.  Da tre anni  la ragazza era solita annotare sul diario piccole sopraffazioni e grandi angherie quotidiane da parte dei compagni del Collège Notre-Dame de la Paix. I suoi genitori hanno trovato il diario e un insieme di file nel suo computer, e hanno deciso di pubblicarlo prima sul quotidiano locale La Voix du Nord e poi su Libération per mostrare «il male che può fare il bullismo a scuola».
Da quelle pagine, infatti, è venuto fuori il disagio vissuto quotidianamente tra i banchi e in mezzo ai corridoi, uno stillicidio di frecciate continue, sguardi di scherno, insulti, spinte, molestie varie e dispetti assortiti. Senza che gli insegnanti muovessero un dito anche di fronte alle manifestazioni di intolleranza più umilianti e palesi. I compagni le hanno attaccato la gomma ai capelli e tagliato le bretelle, la chiamavano clochard e la prendevano in giro per le scarpe da ginnastica consumante e per il suo abbigliamento ritenuto non abbastanza cool.
“Mi sento addosso gli sguardi degli altri. Vedo i loro sorrisetti quando mi fissano, sento che guardano le mie scarpe da ginnastica vecchie, i miei jeans sfilacciati, il mio maglione con il collo alto e il mio zainetto. Ho sentito qualcuno dirmi «barbona»”, scriveva Emilie. Ogni giorno a scuola era un incubo, soprattutto quando si trattava di attraversare il cortile, «un percorso da combattente. Schivare i colpi, i calci, gli sputi. Chiudere le orecchie per non sentire gli insulti e le prese in giro. Controllare il mio zaino e i capelli. Trattenere le lacrime». La ricreazione chiusa nella toilette, «il solo angolo della scuola dove ero sicura di poter stare tranquilla». 
Emilie amava leggere ma nemmeno i suoi soli compagni, «i libri: i miei tesori, i miei unici amici» sono riusciti a farle superare il disagio e l’umiliazione. Nessun aiuto, nemmeno dai professori che non intervenivano, scriveva, nemmeno quando i compagni la prendevano in giro apertamente durante le lezioni. I genitori, all’inizio, non si erano accorti di niente. Il perché lo spiega lei stessa nel diario: «Non volevo che sapessero, che provassero pena per me. Non volevo che si preoccupassero. E non volevo che mi aiutassero parlandone con il preside: le cose non avrebbero potuto che peggiorare». Quando si è decisa a farlo sua mamma è andata a parlarne con la scuola e le è stato risposto, che «non potevano fare niente, che il bullismo è un fenomeno troppo complicato da fronteggiare».
Quando Emilie cambiò scuola, ormai era troppo tardi: depressa,  pesava 42 chili, finì anche in ospedale ma né le cure mediche né quelle psicologiche riuscirono ad aiutarla. Poi, il suicidio e la morte. I genitori, Virginie e Yann, hanno denunciato la scuola, accusando l’istituto di omertà: docenti e dirigenti «non vogliono parlare né di violenze né di bullismo. A loro interessa solo salvare la loro reputazione». La pubblicazione del diario di Emilie, come le cassette di Hannah,  avrà lo scopo di mettere i colpevoli di fronte alle loro responsabilità, capire quanto dolore abbiano causato. I genitori non hanno visto, non hanno potuto aiutarla. Ma con la pubblicazione del suo diario hanno riscattato Émilie, nella speranza di contribuire alla prevenzione dal bullismo. Se la violenza e la crudeltà sono palesi nei fatti di Vigevano, in questo caso la gravità delle azioni dei bulli non è così evidente dall'esterno, ma i risultati sono altrettanto gravi e drammatici, sono stati gli scherzi, gli insulti, le frecciatine che un po’ alla volta, giorno dopo giorno hanno tolto ad Emilie la dignità e la voglia di vivere.
Ho scelto questi due casi fra i tanti perché sono due forme di bullismo molto diverse fra loro, nel primo caso la violenza è più diretta rispetto al secondo ma la gravità delle conseguenze per le vittime di entrambi è di pari intensità.
Vorrei ancora parlare di tutte quelle ragazze e ragazzi che hanno scelto il suicidio come ultima via d’uscita, vorrei raccontarvi di Brandy che a diciotto anni si è sparata davanti ai genitori perché i compagni le ripetevano che era brutta e grassa, di Bethany 11 anni suicida perché veniva derisa a causa di una malformazione al volto dovuta ad un tumore avuto da piccola ma è davvero un elenco drammaticamente troppo lungo di casi di cronaca nera legati al bullismo, casi che non vanno dimenticati ma che devono spingere noi adulti a trovare delle soluzioni valide e tempestive affinché questo fenomeno scompaia al più presto dalle vite dei nostri figli.


Continuate a seguire il blogtour domani domani su Le Recensioni delle Libraia si parlerà di come difendersi dal bullismo e dal cyberbullismo.


1 commento:

  1. Purtroppo è un tema veramente troppo attuale e non ci stiamo rendendo conto che non si sta facendo assolutamente niente per "curare questo virus".

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